lunedì 22 novembre 2010

Lo spettacolo in sciopero: "No al cinecidio premeditato"

Così oggi si può leggere su La Repubblica. Segue l'articolo del link:

http://www.repubblica.it/economia/2010/11/22/news/sciopero_spettacolo_tagli-9359625/?ref=HREC1-4

Oggi, come molti di voi certamente sapranno, si è svolta una grande manifestazione a Roma contro gli ennesimi tagli previsti dalla finanziara 2011, che dopo aver imposto riduzioni senza precedenti al FFO dell'università, prevede anche ingenti restrizioni sul fondo per la cultura. Che Bondi non fosse granché come ministro della cultura credo si fosse già visto da quello che è successo a Pompei, dove un monumento unico al mondo ed universalmente apprezzato (ed invidiato), un vero e proprio patrimonio dell'umanità, viene abbandonato agli agenti atmosferici dall'incuria dell'uomo.

Noi, come piccola realtà amatoriale lucchese, siamo colpiti almeno sotto tre punti di vista:
1) Anzitutto come cittadini, ed in particolare come utenti di cinema e teatri. Attraverso questi centri oggi come oggi passa, a mio parere, gran parte della diffusione culturale moderna.
2) Come artisti, vedendo ristretti i fondi per la cultura vediamo anche accorciarsi i nostri orizzonti di miglioramento, alzarsi i prezzi dei biglietti, rendere più difficile l'accesso a quella che dovrebbe essere la nostra prima fonte di ispirazione e da cui dovremmo trarre esempio.
3) Come compagnia, non faccio fatica a pensare che la restrizione del finanziamento pubblico alla cultura riguarderà anche la F.I.T.A., e va da se che anche noi ne subiremo le conseguenze (in realtà questo è già cominciato ad avvenire da quando è stato tolto l'ICI, cosa che ha provocato un drastico calo dei finanziamenti pubblici alla Fita di Lucca e quindi il fatto che le rassegne si sono ridotte ed i biglietti sono diventati più costosi).

Detto ciò, ci tengo a fare due precisazioni.
Io ritengo che il teatro sia un'arte povera, che uno spettacolo può costare molto poco a chi lo produce e che meno soldi in gioco non si traduca necessariamente in meno qualità. Ma è altrettanto vero che oggi come oggi il budget di uno spettacolo (professionistico) fa il bello ed il cattivo tempo sulle scelte di regia, facendo pesare il suo ruolo sul valore artistico che lo spettacolo stesso ha. E' un po' come se un pittore fosse costretto a lavorare con i pennarelli perché le tempere costano troppo: il quadro potrà comunque essere molto bello, ma la scelta non sarà stata dettata da un fine artistico. E se Picasso nel suo "periodo blu" ha dato il suo meglio, non è detto che anche col teatro succeda così.
In secondo luogo non voglio fare politica o proselitismo con questo post, per quanto voi tutti sappiate bene cosa penso di questo governo, delle sue scelte e del suo vertice. Credo che quando si va a ledere un bene importante e FONDAMENTALE per l'uomo come è la cultura e l'arte rappresentativa, ci si macchia di una colpa molto grave nei confronti dei propri cittadini, e non sono sicuro che le "ragioni di stato" bastino a giustificare tutto ciò.

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